Interview: Judy Rhum
Direction: Simone Natale

Uno stimolante appuntamento fisso su GraffZoo che si addentra nelle menti, neimetodi e nella follia dei graffitari più interessanti in circolazione. Ogni mese puntiamo i riflettori su un artista diverso, svelando cosa c'è dietro il suo lavoro, le sue ispirazioni e il suo percorso artistico. SPILL THE BEANS è stato concepito per scavare in profondità tra gli strati di ogni artista: dagli albori ai lavori attuali, esploreremo tutto. Seguici per delle session di "real talks”!

Tutto quello che avete sempre voluto sapere (ma non avete mai osato chiedere) su CORN79

Direttamente dalla scena nostrana della metà degli anni '90, Corn79 è il primo nome scelto per inaugurare "Spill The Beans". Con una serie di domande andiamo a definire l'attitudine di questo personaggio estremamente eclettico, che ha attraversato un'ampia sperimentazione di lettering; combinando originali arrangiamenti calligrafici, effetti di colore, forme geometriche, fondendo il tutto nel contesto cittadino in modo eterogeneo e variegato, dai muri, all'arredo urbano, alle tele, alle installazioni. Per farlo, ci siamo lasciati ispirare da una collaborazione video tra l'artista e Grog, dello scorso luglio 2023...

“Cerco un mix tra spontaneità e bilanciamento dell'immagine, sia cromatico che di forme, ricerco la bellezza e l'armonia. Negli ultimi anni cerco di mixare il più possibile il mio percorso da writer con quello di artista astratto, voglio che le due strade si influenzino, che le forme astratte diventino sfondi nei pezzi e che le lettere siano il punto di partenza delle forme base con cui costruisco le immagini.”

CONNESSIONI IN EVOLUZIONE

Guardando l'artwork che hai creato per Grog Home Alone #45, è possibile notare un mix di perfetto equilibrio tra linee sottili e più audaci, con una palette di colori in grado di evocare un sapore retrò anni '70. Come sei arrivato a questo risultato?

C: Ho iniziato dalla scelta dei colori, i toni caldi del nuovo set DIAVOLA della linea Pointer APP erano proprio quello che mi serviva in questo caso, poiché volevo dare un'atmosfera vintage alla composizione. Ho sviluppato le forme principali in nero e poi ho aggiunto un po' di spessore - un elemento ricorrente nel lettering classico, ma lontano dai pezzi astratti - e infine ho incorporato i dettagli più chiari, come le mie linee di movimento che danno dinamismo all'insieme. Un paio di anni fa ho fatto un progetto di ricerca che poi è diventato una piccola fanzine intitolata "Lettere che amano l'astratto". Ciò che disegno oggi è il risultato di questa esplorazione, che si tratti di post-graffiti, abstract graffiti, o come preferite chiamarli...

Quali sono le influenze che senti di aver maggiormente assorbito per arrivare al tuo stile attuale?

C: Ce ne sono tante, prima di tutto il graffiti writing, le avanguardie del primo Novecento e quelle degli anni Settanta italiani, ma anche il graphic design, le scene musicali underground con cui sono cresciuto, dalla drum'n'bass, alla trance, alla techno, al rock, ai festival e altro ancora. Credo che il mio stile al momento si stia avvicinando sempre di più allo scopo della mia ricerca, ovvero creare pezzi astratti che siano armoniosi nelle forme e nelle tonalità ispirandosi all'approccio fresco e spontaneo dei graffiti.

C’è stato un periodo specifico nella vita in cui ti sei reso conto di aver raggiunto il metodo visivamente comunicativo più adatto a te? Insomma, quel momento di svolta in cui ti senti soddisfatto e dici “wow, finalmente ho trovato la mia formula magica!”.

C:
Credo di esserci arrivato negli ultimi due anni, mi diverto molto di più e sono spesso soddisfatto del mio lavoro, sia in studio che in pubblico, anche perché gli dedico molto più tempo e sono riuscito a rilassarmi un po'.
Oltre al fatto che negli ultimi anni ho anche ripreso in maniera molto spontanea a fare graffiti. Questo aiuta molto, si tratta di pura libertà, slegata dal mondo commerciale. Tuttavia, credo che la chiave sia una "ricerca intrecciata", dai lavori in studio, ai grandi muri, alla pittura con gli amici, tutto deve essere mescolato e influenzato. La sperimentazione viene prima di tutto, è inevitabile sbagliare per evolversi, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ascoltandosi in profondità, mettendo in connessione memoria e creatività.

Per realizzare questo artwork hai utilizzato dei curvilinee, ma anche alcuni strumenti “fuori commercio”. Quali sono gli strumenti che solitamente impieghi, inventi o improvvisi per la creazione dei tuoi artwork? Dalle tazze, ai fili, ai pezzi di plexiglas intagliati… ti va di svelare qualche “life-hack”?

C: Sono sempre stato un amante dei tools in generale, l'artigianato davanti a tutto, mi appassiono a scoprire nuove tecniche e strumenti, questo viene anche dal fatto che per molti anni mi sono occupato di allestimenti e di materiali. Come ho sottolineato prima, la sperimentazione anche a livello di tecnica, mischiare la mano libera al disegno tecnico, tutto quello che ci sta attorno può diventare uno strumento per facilitare o rendere più preciso il nostro lavoro. Colleziono anche vecchi strumenti da disegno tecnico, Rapidograph, normografi, inchiostri, spesso penso a costruire nuovi strumenti che possano aiutarmi. Dime, battifilo, bolle, squadra, compasso, chiodi, cordini… Non mi limito a usare quello che gli altri disegnatori usano solitamente.

E’ sempre molto affascinante quando un artista arriva ad astrarre il proprio lettering fino a farlo arrivare a delle forme che, agli occhi dell’osservatore ignaro, possono sembrare solo composizioni geometriche. Ti capita mai di partire da una parola, o un messaggio nascosto, per aiutarti a trovare un equilibrio compositivo?

C:
Certo, spesso ad esempio le mie opere partono da una scritta che ho dipinto su un pannello: prendoun dettaglio che mi colpisce particolarmente e lo evolvo in qualcosa di completamente diverso. Capita anche di ispirarmi a forme che vedo in natura, nelle piante, nelle architetture o anche nelle ombre... oppure parto da un lettering vero e proprio che è talmente decostruito da diventare un’astrazione! In ogni caso, credo che il mio stile sia abbastanza riconoscibile, che abbia trovato dopo molto tempo la mia impronta, e credo che chi mi conosce possa facilmente identificare il mio lavoro, senza avere il bisogno di firmarlo.

Cosa ti appassiona maggiormente del linguaggio geometrico e astratto?

C:
L'astrazione mi affascina perché spesso raffigura qualcosa che non esiste, che non si conosce, che non si è ancora visto. Rappresenta una sintesi, un pensiero che viene dal profondo, è il risultato del pensiero e dell'immaginazione. È un tipo di disegno molto intimo, che scava nelle emozioni e si allontana dalla sfera della realtà. Il disegno geometrico è sempre stato una mia passione, forse anche per l'uso dello strumento, è qualcosa che ci collega alla tecnologia, all'evoluzione e alla scienza.

Segui SPILL THE BEANS per approfondimenti sulle menti di writer e graffiti artist rivoluzionari come Corn79, mentre esploriamo le connessioni fra scena, cultura ed espressione. Nel frattempo, dai un'occhio all'Episodio 45 di Grog Home Alone che ci ha ispirato per l’intervista.

Non dimenticarti di iscriverti al Canale YouTube di Grog!

inquire